Il referendum conferma la riforma per il taglio dei parlamentari. Ora che succede? Dai risparmi per lo Stato alla formazione delle Camere.
Vince il fronte del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari che incorona una battaglia storica del Movimento 5 Stelle, spalleggiata per un motivo o per un altro da Lega, FdI e Pd.
Ma la domanda è una: ora che succede?
Referendum sul taglio dei parlamentari, cosa succede dopo il sì
Partiamo dai dati di fatto. Alla luce del risultato del referendum, il numero dei deputati passa da 630 a 400, mentre quello dei senatori eletti da 315 a 200. E qui di fatto finiscono le certezze…
In effetti la risposta alla domanda è tutt’altro che chiara e per nulla scontata. Si deve procedere con il taglio dei parlamentari. Ma in base a cosa saranno scelti i deputati e i senatori che dovranno lasciare i banchi alla luce delle nuove indicazioni della Costituzione? E quando? Questo Parlamento, che non rispecchia la riforma costituzionale, può scegliere il nuovo Presidente della Repubblica?
Il Parlamento
La riforma costituzionale non delegittima il Parlamento, che almeno per il momento resta legittimamente in carica con i numeri attuali (pre referendum per intenderci).
La riforma della legge elettorale
Uno dei nodi principali è legato al fatto che la legge è effettivamente in vigore ma non è operativa. Perché lo diventi bisogna attendere almeno sessanta giorni, ossia il periodo di tempo necessario perché si possa procedere con la modifica dei collegi.
Non è tutto. La riforma della legge elettorale deve andare di pari passi con il taglio dei parlamentari, quindi il governo in poco tempo deve mettere a punto il nuovo sistema elettorale che deve passare per l’esame del Parlamento.
Il referendum sul taglio dei parlamentari e i costi della politica
Il fattore economico è scomparso dal dibattito delle ultime settimane, ma è doveroso menzionarlo tra le conseguenze del taglio dei parlamentari. Con 315 onorevoli stipendi in meno, alla Camera si dovrebbero risparmiare 53 milioni annui, ai quali si aggiungono i 29 milioni che si risparmierebbero al Senato. Cifre approssimative ma abbastanza vicine alla realtà. Considerando le cifre nette, il risparmio, come evidenziato dall’Osservatorio sui conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli, scenderebbe a 37 milioni per la Camera e 27 per il Senato. Cifre che non tengono conto delle spese extra.
La rappresentanza
Ovviamente il taglio dei parlamentari ha conseguenze anche sulla rappresentanza delle regioni in parlamento, una delle ragioni del fronte del No. Con la riforma il numero minimo di senatori per ogni regione passa da sette a tre, ad esempio, senza addentrarci nelle eccezioni territoriali.